La laurea conviene. Sul podio della classifica tra i titoli più richiesti dalle aziende o comunque utili per entrare nella Pubblica amministrazione si piazzano informatica, medicina e ingegneria ma, in generale, la pergamena universitaria vuol dire stipendi più alti e minor rischio di restare schiacciati dalla trappola della disoccupazione.
È chiaro, a tal proposito, lo studio condotto dal consorzio interuniversitario Almalaurea che punta ad offrire una bussola per le decisione dei neodiplomati e che stila una classifica del tasso di occupazione dei laureati in un arco temporale che va da un anno ai cinque dal conseguimento del titolo.
Chi lavora di più? Certamente quelli relativi alle tecnologie Ict, ma anche l’ambito economico è nella parte alta della classifica insieme al settore medico e farmaceutico. Con queste lauree magistrali oltre il 74% lavora ad un anno dal conseguimento e si arriva al 95% a cinque anni dalla conclusione del percorso accademico. Tutti al lavoro, quindi, o quasi ma è sulle retribuzioni che si gioca l’altra partita.
Anche qui i numeri parlano chiaro e consigliano di proseguire negli studi; cosa che vale anche per i settori motorio, linguistico, psicologico, politico sociale, comunicazione, letterario, arte e design, educazione e formazione, giuridico.
Dalle analisi emergono punte del 40% di retribuzione in più nei soldi che arrivano in tasca a chi ha il fatidico pezzo di carta rispetto a chi non lo ha.
Si tratta naturalmente di statistiche che non escludono i casi eclatanti di imprenditori arrivati al verice dei “paperoni” senza passare per l’università o di altre forme di successo (anche economico) costruito lontano dalle aule. Non solo luci, quindi, considerando che la forma contrattuale più diffusa nel 2021, a un anno dal conseguimento dal titolo, è il lavoro non standard, prevalentemente a tempo determinato, che riguarda circa il 40% degli occupati (41,4% laureati di primo livello e 38,5% laureati di secondo livello. Eppure, la retribuzione mensile netta a cinque anni dal titolo è pari a 1.554 euro per i laureati di primo livello e 1.635 euro per i laureati di secondo livello, con un aumento rispetto al 2019 rispettivamente di +8,3% e +7,3% ed il salto verso i livelli più alti delle retribuzioni appare sempre più condizionato dal titolo di studio.
“È fondamentale scegliere qualcosa che sentiamo più in linea con le nostre corde – sottolineano Guido Ottombrino e Armando Floris – orientatori e trainer del’ Ei point Aireo L’Aquila Avezzano delle Università telematiche Pegaso e Mercatorum, ma è anche importante guardare ai dati per comprendere i trend in atto e lo scenario di competenze richieste. Non a caso i percorsi Pegaso e Mercatorum sono fortemente orientati a cogliere le opportunità della rivoluzione digitale. Non lo facciamo solo con i nuovi corsi di informatica per le aziende digitali o marketing e comunicazione ma anche nei percorsi più tradizionali che virano verso indirizzi moderni e innovativi.